In termini di sostenibilità per anni si è affidata al procurement tutta la filiera legata ai fornitori e all’ambiente, mentre il marketing era strettamente focalizzato sul prodotto e sui comportamenti del cliente.
Oggi non è più così. L’azienda che cresce è obbligata ad avere a bilancio la voce sostenibilità sempre più accurata e misurabile.
Una nota azienda italiana del settore agroalimentare, per esempio, è riuscita ad ottenere un grosso finanziamento dalle Banche proprio grazie al suo bilancio sostenibile.
Quindi la sostenibilità riguarda tutti gli stakeholder aziendali e il marketing, potremmo dire che, oggi forse soffre più del procurement.
Le competenze del marketing sono sempre più allargate e la formazione universitaria è deficitaria.
La “sottile” pretesa parte dal cliente, sempre più sensibile e desideroso di autenticità e qualità. Il cliente oggi ha tutte le potenzialità per sostenere o distruggere un prodotto.
Ecco che il marketing oggi è chiamato a creare coerenza e autenticità.
L'autenticità nel marketing si riferisce alla capacità di un'azienda di essere sincera, trasparente e coerente nelle proprie comunicazioni e azioni. Gli acquirenti cercano connessioni emotive e relazioni significative con i marchi e spesso preferiscono fare affari con aziende che mostrano autenticità e valori in cui possono fidarsi.
Iniziano ad essere sempre di più le aziende che oggi coinvolgono il marketing nella conoscenza e presa di consapevolezza delle criticità e degli sviluppi della filiera del prodotto che inevitabilmente coinvolge anche i fornitori.
Il concetto di "prossimità" nelle catene di approvvigionamento si riferisce alla riduzione delle distanze fisiche e temporali tra i fornitori e i luoghi di produzione o consumo: tema assolutamente caro in termini di sostenibilità ambientale.
Le aziende italiane nel settore del marketing procurement potrebbero affrontare la sfida della prossimità in diversi modi che, in queste prossime settimane, andremo insieme ad approfondire.
In queste prossime settimane estive condivideremo i 4 punti fondamentali relativi a come il marketing procurement potrebbe affrontare la sfida della filiera di prossimità sostenibile dei fornitori.
Partiamo oggi dalla prima considerazione:
Promozione dei fornitori locali
Le aziende italiane possono incentivare l'utilizzo di fornitori locali, riducendo così la distanza fisica tra di loro e la sede di produzione o consumo. Questo può comportare la ricerca e la selezione di fornitori locali che offrono prodotti di alta qualità e servizi competitivi. L'utilizzo di fornitori locali può anche contribuire a sostenere l'economia locale e a ridurre l'impatto ambientale derivante dal trasporto di merci su lunghe distanze.
Ma siamo sicuri che i trasporti siano una delle incidenze più significative in termini di sostenibilità? Parrebbe di no.
“Mangiare localmente avrebbe un impatto significativo solo se i trasporti fossero responsabili di gran parte dell'impronta di carbonio finale del cibo. Per la maggior parte degli alimenti, non è così", scrive Hannah Ritchie. "Le emissioni dei trasporti costituiscono una quantità molto piccola delle emissioni del cibo e ciò che mangi è molto più importante della provenienza del tuo cibo".
Dai un'occhiata al grafico qui sotto, che esamina 29 diversi prodotti alimentari, dalla carne bovina alle noci, e suddivide la quantità di emissioni di gas serra di cui è responsabile ciascuna fase della catena di approvvigionamento. I dati provengono dalla più grande meta-analisi dei sistemi alimentari mondiali che abbiamo finora, pubblicata su Science nel 2018.
Come puoi vedere, la quota di emissioni dei trasporti (mostrata in rosso) è generalmente piuttosto piccola; la distanza che il nostro cibo percorre per arrivare a noi in realtà rappresenta meno del 10% dell'impronta di carbonio della maggior parte dei prodotti alimentari. I processi nelle fattorie (mostrati in marrone) e i cambiamenti nell'uso del suolo (mostrati in verde) in genere rappresentano una parte molto maggiore delle emissioni del nostro cibo.
Traduzione: ciò che mangi, per esempio, è molto più importante del fatto che il tuo cibo sia locale.
Ciò non vale per i prodotti che viaggiano in aereo. Vale la pena notare quali prodotti viaggiano in aereo ed evitarli quando non sono di stagione, dal momento che il viaggio aereo è così dannoso per il clima.
Concludendo: a seconda del prodotto e della filiera valutare con consapevolezza quanto il criterio del km 0 sia effettivamente il più efficace, deve essere uno spunto di riflessione.
· Cosa ne pensi?
· Qual e’ la tua esperienza dei fornitori locali?
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Continua a seguirci, la prossima settimana condivideremo il #2 spunto di riflessione…
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